Quello che vediamo è solo il primo di una serie di mega-impianti fotovoltaici (a terra e agrivoltaici) destinati a cancellare non solo il paesaggio (bene comune riconosciuto anche dalla nostra costituzione all’art.) ma la vocazione agricola, turistica, l’identità stessa di un territorio pregiato, millenario.
Inaugurato venerdì scorso alla presenza delle autorità di Tuscania il primo dei megaimpianti fotovoltaici in costruzione a Tuscania. “Solo” 54 ettari, mentre sono iniziati da tempo i lavori per l’altro impianto, quello di 250 ettari sempre a Tuscania. Sapete quanto sono grandi 300 (e più) ettari? Immaginatevi 430 campi da calcio, laddove c’era grano, pascolo, verde agricolo, api, fiori, biodiversità, una marea nera di specchi.
Chi può e chi vuole tragga le proprie considerazioni.
Ma ci si chiede, invece, chi ne trarrà vantaggio? Non certo la Tuscia. Non certo il clima. Checchè se ne dica, gli studi dimostrano che l’impatto è minimo, trascurabile sia come apporto energetico che come riduzione delle emissioni. Non certo i produttori italiani, dato che i pannelli sono perlopiù di produzione cinese. Non certo l’occupazione nel territorio, perché gli impianti non necessitano di numerosa manodopera per la loro gestione e manutenzione, una volta installati. Scompare per sempre un pezzo di territorio agricolo, senza un impatto occupazionale e di ricchezza locale significativo.
Lo scempio è devastante per il paesaggio, per l’agricoltura del territorio per il turismo, per la biodiversità e la natura nel suo insieme
AssoTuscania ha più volte espresso la sua contrarietà a questa strategia e a questi progetti, che non portano vantaggi, neanche in termini occupazionali, ma soltanto problemi. Non c’è proprio di che essere orgogliosi di quanto sta accadendo nel nostro territorio: la costruzione di questi mega impianti a Tuscania è solo la punta di un iceberg che coinvolge l’intera Tuscia.
Con la costruzione dell’impianto si distrugge il paesaggio e la bellezza, si sottrare una porzione enorme di territorio agricolo in una provincia, quella di Viterbo, “maglia nera” per il consumo di suolo in Italia (ISPRA, 2024)
La Tuscia sembra essere diventata il laboratorio italiano per l’Agenda 2030, destinata ad essere la grande fabbrica delle rinnovabili in Italia e una delle maggiori in Europa, con decine e decine di mega-pale eoliche già installate a terra e altre decine da installare, altre centinaia offshore da posizionare nel mare davanti a spiagge turisticamente e paesaggisticamente pregiate, e con oltre 7000 ettari di fotovoltaico che si mangiano suolo e paesaggio, agricoltura e sovranità alimentare. Tutto ciò non servirà a sostituire le centrali elettriche fossili o i grandi impianti di compostaggio già esistenti, e si sommerà alla possibilità di ospitare il sito unico nazionale per i rifiuti radioattivi senza che le popolazioni residenti siano in alcun modo coinvolte nelle scelte sull’utilizzo del territorio.
Quanto detto giustifica la nostra forte preoccupazione e merita una attenzione diversa da parte delle amministrazioni locali e dei cittadini, posto che abbiano davvero a cuore il futuro di una intera comunità e la cura di un patrimonio inestimabile culturale, storico-artistico e paesaggistico che abbiamo in prestito per le generazioni future